Una madre di famiglia
Tutta quella (numerosa) marmaglia di uomini, che di donne non capisce proprio nulla e che sarebbe un bene per tutti se usassero l’inutile appendice che la Natura gli ha dato solo per urinare, è convinta che una “madre di famiglia” non debba avere desideri o pulsioni sessuali. Una donna, secondo loro, una volta sposata e con prole, cessa di essere donna. Se il marito non la soddisfa, non è un problema. Tanto una “madre di famiglia” non ha voglia di sesso!
Quella settimana, uno dei rari momenti della mia vita, ero solo a casa.
Non ricordo perché mia moglie si fosse assentata, ricordo solo che ero solo e con una gran voglia di sesso.
Il giorno prima avevo incontrato una mia amica e l’avevo invitata a salire da me a bere qualcosa, caso mai si fosse trovata nella mia zona.
Una donna molto carina, pur avendo tre gravidanze alle spalle. Mi aveva detto, il giorno prima, che non ricordava più da quanti anni non godesse col marito, semmai qualche volte avesse goduto. La sua unione era fatta solo di finzione, per quanto riguardava il sesso. Alle nove e trenta in punto, sentii squillare il citofono. “Ho portato il piccolo a scuola e passando di qua, mi sono ricordata del tuo invito”.
Indossava una camicetta molto aderente, scollata, che faceva risaltare il suo seno, molto procace. La gonna nera, con un vertiginoso spacco, le dava un’aria molto sexy. Per un attimo pensai che quella visita non fosse stata davvero tanto casuale. Più avanti capii che avevo ragione. Le offrii un caffé. Mentre bevevo, l’abbracciai da dietro. La sentii fremere. La strinsi ancora di più. La baciai. Prima sulle labbra, poi cercai la sua lingua con la mia. Il bacio durò fino a quando rimanemmo senza fiato.
L’accompagnai sul letto, spogliandola della camicetta e del reggiseno. Il suo seno era favoloso! Mi tuffai con voluttà tra quelle generose mammelle dai capezzoli duri e puntuti come chiodi, che succhiai come un ingordo neonato.
Sollevandole la gonna, scoprii che sotto aveva delle calze autoreggenti nere e un perizoma del medesimo colore. Ecco la prova che non era passata per caso, pensai. Il contrasto della sua pelle bianchissima con il nero della lingerie, mi fece eccitare come un toro alla monta. Le scostai il lembo del perizoma e leccai avidamente quei petali di carne, così pieni della rugiada del desiderio. La mia lingua, esperta e sicura, la portò in brevissimo tempo a un orgasmo intenso e prolungato. Con ancora la gonna e il perizoma addosso la possedetti, penetrandola mentre era ancora preda delle convulsioni del recente orgasmo. Stetti in lei per lungo tempo, gustando il morbido abbraccio della sua vagina, terminando nella posizione detta “alla pecorina”, spargendo il mio seme nell’incavo delle natiche e usandolo come lubrificante, per penetrare il suo ano con un dito, mentre leccavo il suo sesso da dietro, cercando di penetrarlo a fondo con la lingua.
Il mio membro era ancora duro e, liberandola dagli indumenti rimasti, la possedetti analmente, facendola urlare di piacere. Evidentemente gradiva più questo tipo di penetrazione di quella naturale… Godemmo ancora una volta. Continuammo fin oltre mezzogiorno. Alternando rapporti orali a rapporti vaginali e anali.
Poi dovette andar via. Doveva preparare da mangiare e rassettare la casa. In pratica, fare la “madre di famiglia”.
Con me, per una mattinata, era stata donna e soprattutto femmina…